L'ESSERE UMANO PRODUTTORE DI CULTURA
Secondo Tylor l'uomo si distingue dagli altri esseri viventi in quanto produttore di cultura o civiltà. Gli animali utilizzano strategie di sopravvivenza e vivono in società, ma non basta per far si che siano degli esseri culturali, in quanto la convivenza non generi cultura nel senso antropologico. Quello gli manca è l'uso consapevole di strumenti simbolici come il linguaggio.
Altrettante complessità e raffinatezze sono presenti nelle lingue prive di scrittura. Spesso si tratta di lingue analitiche, come quella della popolazione nativa, Navajoo.
Anche la distinzione tra società "semplici" e società "complesse" risulta inadeguata di fronte ai dati dell'antropologia, che rivelano la complessità culturale di molti popoli lontani. (es. la popolazione Dogon)
Oggi è molto difficile osservare culture allo "stato puro", quindi non interessate dai processi di globalizzazione economica e culturale che coinvolgono l'intero pianeta.
La politica di integrazione sociale promossa dai governi prescrive agli indigeni di andare a votare, mandare i bambini a scuola, curarsi, tenersi informati su quello che succede oltre i confini del villaggio. I moderni mezzi di comunicazione di massa hanno raggiunto le località più sperdute, dalle foreste dell'Amazzonia alle steppe dell'Asia centrale.
La definizione di Tylor è attuale in quanto introduce il concetto di inculturazione, cioè la trasmissione, consapevole o inconsapevole, di conoscenze e di abitudini da una generazione a quelle successive. Grazie a questo processo, un individuo diventa membro della società.
La cultura però non è immutabile, è infatti soggetta a continui cambiamenti, di origine interna, come invenzioni e scoperte, o di origine esterna, quando in contatto con gruppi umani portatori di tradizioni differenti. Questo mutamento culturale viene definito acculturazione.
UN'ESPRESSIONE AMBIGUA: LE CULTURE "PRIMITIVE"
Il francese Claude Levi-Strauss conducendo uno studio, su numerosi miti dei nativi americani, ha dimostrato la complessità di questi racconti tramandati oralmente.
Secondo l'antropologo, dietro all'apparente caos dei miti si nasconde una una logica sorprendente. La sua analisi rivela che nei miti elaborati da culture diverse e lontane esistono somiglianze nella costruzione narrativa, la quale obbedisce a delle "regole nascoste", come la presenza delle stesse coppie: buono e cattivo, amico e nemico. In questo riconosce l'antropologo l'opera delle strutture universali della mente umana.
IL CONCETTO DI "CULTURA" NELLA SOCIETà GLOBALE
Il tradizionale concetto di "cultura" , intesa come insieme di modi di vita di un popolo , era alimentato dalle ricerche antropologiche del primo 900. Il collegamento popolo, società e cultura emergeva in modo "naturale",suggerendo l'idea di una cultura, come una totalità facilmente delineabile e in sè conclusa. Nella seconda metà del Novecento, l'antropologia ha dovuto fare i conti con un mondo profondamente cambiato. Questa ha dovuto accettare la radicale trasformazione, e la scomparsa del suo oggetto di ricerca, ossia delle culture indigene tribali, investite dalla modernizzazione.
Secondo Tylor l'uomo si distingue dagli altri esseri viventi in quanto produttore di cultura o civiltà. Gli animali utilizzano strategie di sopravvivenza e vivono in società, ma non basta per far si che siano degli esseri culturali, in quanto la convivenza non generi cultura nel senso antropologico. Quello gli manca è l'uso consapevole di strumenti simbolici come il linguaggio.
Altrettante complessità e raffinatezze sono presenti nelle lingue prive di scrittura. Spesso si tratta di lingue analitiche, come quella della popolazione nativa, Navajoo.
Anche la distinzione tra società "semplici" e società "complesse" risulta inadeguata di fronte ai dati dell'antropologia, che rivelano la complessità culturale di molti popoli lontani. (es. la popolazione Dogon)
Oggi è molto difficile osservare culture allo "stato puro", quindi non interessate dai processi di globalizzazione economica e culturale che coinvolgono l'intero pianeta.
La politica di integrazione sociale promossa dai governi prescrive agli indigeni di andare a votare, mandare i bambini a scuola, curarsi, tenersi informati su quello che succede oltre i confini del villaggio. I moderni mezzi di comunicazione di massa hanno raggiunto le località più sperdute, dalle foreste dell'Amazzonia alle steppe dell'Asia centrale.
La definizione di Tylor è attuale in quanto introduce il concetto di inculturazione, cioè la trasmissione, consapevole o inconsapevole, di conoscenze e di abitudini da una generazione a quelle successive. Grazie a questo processo, un individuo diventa membro della società.
La cultura però non è immutabile, è infatti soggetta a continui cambiamenti, di origine interna, come invenzioni e scoperte, o di origine esterna, quando in contatto con gruppi umani portatori di tradizioni differenti. Questo mutamento culturale viene definito acculturazione.
UN'ESPRESSIONE AMBIGUA: LE CULTURE "PRIMITIVE"
Il francese Claude Levi-Strauss conducendo uno studio, su numerosi miti dei nativi americani, ha dimostrato la complessità di questi racconti tramandati oralmente.
Secondo l'antropologo, dietro all'apparente caos dei miti si nasconde una una logica sorprendente. La sua analisi rivela che nei miti elaborati da culture diverse e lontane esistono somiglianze nella costruzione narrativa, la quale obbedisce a delle "regole nascoste", come la presenza delle stesse coppie: buono e cattivo, amico e nemico. In questo riconosce l'antropologo l'opera delle strutture universali della mente umana.
IL CONCETTO DI "CULTURA" NELLA SOCIETà GLOBALE
Il tradizionale concetto di "cultura" , intesa come insieme di modi di vita di un popolo , era alimentato dalle ricerche antropologiche del primo 900. Il collegamento popolo, società e cultura emergeva in modo "naturale",suggerendo l'idea di una cultura, come una totalità facilmente delineabile e in sè conclusa. Nella seconda metà del Novecento, l'antropologia ha dovuto fare i conti con un mondo profondamente cambiato. Questa ha dovuto accettare la radicale trasformazione, e la scomparsa del suo oggetto di ricerca, ossia delle culture indigene tribali, investite dalla modernizzazione.
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